Il mistero delle Veneri preistoriche

 Il mistero delle Veneri preistoriche


L'uomo del paleolitico ebbe una maggiore padronanza della tecnica riuscendo a realizzare bassorilievi molto realistici: tra i più significativi ricordiamo la splendida <<Venere con il corno>> di Laussel, eseguita su un blocco di pietra davanti a un riparo antropizzato. La testa è stata scolpita di profilo, notevole è la cura usata nella rappresentazione delle mani, del ventre e del corno, segnato da tredici piccole incisioni.
A partir dal periodo gravetiano risalgono divere <<raff8igurazioni su roccia>> di vulve e i primi manufatti forse usati a scopo religioso dagli uomini della preistoria si tratta delle statuette raffiguranti divinità femminili, e conosciute come <Veneri Paleolitiche>>. Raffigurano donne con enormi attributi sessuali che ne sottolineano la fertilità e con il ventre spesso espanso da una gravidanza avanzata, mentre gli arti ed il viso sono appena delineati. Le più note e fotografate sono quelle di Dolmi Verstonice (Repubblica Ceca), il gruppo dei balzi rossi (Liguria), quella di Sapenvi (Serbia), quella di Rostienki e di Gagarino (CSI), quella di Willendorf (Aistria). Quest'ultima è stata scoperta il 7 agosto 1908 da alcuni archeologi viennesi che sondavano il sito paleolitico di Willendorf, sulla riva sinistra del Danubio. E' alta 11 cm ed è piuttosto corpulenta, con le braccia incredibilmente magre rispetto al resto del corpo, e i seni di enormi dimensioni. Tutta la statuetta era ricoperta di un pigmento rosso. L'opera è senza volta, ma ha un'acconciatura molto elaborata che le ricopre la testa come una sorta di cuffia composta dai riccioli. Evidentemente l'assenza dei lieanamenti del viso è voluta e probabilmente sta a significare che la potenza divina prescinda dai tratti somatici, è senza volto, numinosa, impersonale.
I ritrovamenti più significativi di <<Veneri paleolitiche>> provengono dalle grotte dei Balzi Rossi (Ventimiglia), dove son o state rinvenute una quindicina, alte non più di sette centimetri, a Savignano (Modena), è stata tratta una <<Venere>> nei depositi alluvionali del fiume Panaro di una ventina di centimetri priva di testa e piedi; a Chiazza d8i Scandino (Rerggio Emilia) è stata rinvenuta tra i ciottoli di una cava di argilla una statuetta dio venti centimetri, il volto non è evidenziato e alcune parti del corpo sono molto pronunciate; da Trasimeno proviene una piccola <<venere>> alta meno di quattro centimetri e incompleta, da Parabia due statuette in oro che misurano da sei a nove centimetri. 
Vanno anche ricordate quelle del riparo di Gaban (Trento), quelle rinvenute a Rocca di Rivoli (Verona), quelle della grotta delle Arene candide, e di Pollera (Finale Ligure), i busti fittili di Passo di Corvo (Foggia), le statuette naturalistiche di Macamer (Nuoro). 
Una tale abbondanza di ritrovamenti di antiche madri in confronto allo scarso numero di manufatti coesv8i ha portato gli studiosi a ipotizzare l'esistenza di un culto della fertilità incentrato sulla Dea Madre, rappresentante la potenza generatrice dell'universo e raffigurata come duna donna. 
La divinità viene rappresentata sotto forma di donna gravida, con attributi sessuali, simbolo del potere di dare, nutrire e proteggere la vita. Enormemente evidenziati, il triangolo pubico molto marcato e le mani sul ventre. 




Commenti

Post popolari in questo blog