Le religioni del mondo. Introduzione. Parte terza
Le religioni del mondo
Introduzione parte terza
La contrapposizione tra sacrum (ciò che appartiene agli dèi) e profanum (quanto è esterno al tempio) non è interpretabile solo in chiave eminentemente religiosa implica una riflessione più antica e articolata. Il sacro è difficile da esprimere e da descrivere, sia dal punto di vista del fatto in sé sia da quello costituito dalla molteplicità del concetto. Eliade: <<Volendo definire e delimitare il sacro, è necessario avere a disposizione una quantità sufficiente di sacralità, cioè di fatti sacri. L'eterogeneità di questi fatti sacri, conturbante all'inizio diventa poco a poco paralizzante. Perché si tratta di riti, miti, forme divine, oggetti sacri e venerati, simboli, cosmologie, teologumenti, uomini consacrati, animali, piante, luoghi sacri, e ogni categoria ha una morfologia propria, densa, ricca e lussureggiante.
Ierofonia: manifestazione sopprannaturle del divino, che in un certo momento della storia si palesa in una realtà profana, portando al suo interno il sacro in molti casi il germe della religione.
Il rito: l'uomo passa dalla dimensione profana a quella religiosa, dando sostanza alle credenze che di fatto sono l'obiettivo cognitivo destinato a collegare l'individuo alla realtà trascendente.
Le credenze: rappresentazioni collettive, comuni cioè a un gruppo o a una comunità più o meno ampia. Le persone vi aderiscono a titolo individuale ma l'insieme delle credenze è proprio della collettività e ne costituisce l'unità: avere una sede comune contribuisce a fare sentire i membri delle truppe legati gli uni agli altri, l'individuo che adotta o aderisce a una credenza sembra non seguire un'intenzione propria o un proprio progetto. Sdono i fattori sociali che incidono su queste scelte. L'uomo è come racchiuso in un sistema di credenze e di pensiero già date>>.
Il rito: il termine come è a noi noto, deriva dal latino ritus, ma la sua origine, è da ricercare in un antico verbo indoeuropeo vi sono correlazioni con il sanscrito rtà, che indica ciò che è prescritto dalla legge.
Il rito indica un'azione che si ripete secondo un canone predefinito e rispettato da sempre, questa aderenza a uno schema preesistente e ricorrente determina l'humus della pratica rituale, la cui solidità affonda nella tradizione. Le scienze sociali hanno chiarito che la componente rituale di una cultura non si limita alla sola religione, poiché coinvolge un'ampia sfera di azioni in cui sono presenti caratteri di ripetizione condivisi dalla comuinità.
Emile Durkheim: uno dei padri della moderna sociologia, nel corso dei secoli la religione ha svolto un ruolo fondamentale per dare un senso di appartenenza alla comunità, determinando sistemi di valori per giustificare il modus vivendi a tutti i livelli della società. Si tratta di modelli comportamentali che possono procurare separazioni molto forti tra fedeli e infedeli. Il termine pagano è molto ambiguo poiché presenta valenze semantiche gianiformi; dipende molto da quale punto lo si osserva: può quindi verificarsi che quanto sia pagano per qualcuno non lo sia per altri e viceversa. Il termine in questione ha trovato la sua affermazione in seno al cristianesimo nelle altre religioni si preferisce utilizzare modi diversi per indicare chi è all'esterno della religione professata. Si ricorre a termini come <<infedele>>, che identifica chi né escluso dal sacro sulla base di riferimenti etnici e culturali, frequentando non che il nesso con l'impunità. ….
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